Vi scrivo dall'aeroporto di Tel Aviv. Si sta concludendo
il mio viaggio in Israele, di certo il più bello della mia vita per la
sua intensità e per i luoghi visitati in questi giorni.
Ho condiviso questo viaggio di 8 giorni (dal 13 al 20
settembre) con 59 persone guidate da Padre Enzo Tacca, minore conventuale.
I miei compagni di viaggio sono tutti iscritti alla
"Bet Midrash", la scuola di preghiera che frequento da quattro anni:
il viaggio ha concluso il periodo formativo e ci ha condotti ad Haifa, Cana,
Tiberiade, Cafarnao, Sefforis, Qumran, Nazareth, Betania, Gerusalemme, Betlemme. Abbiamo
visitato due kibbutz (uno in Galilea e l'altro alle porte di Gerusalemme),
attraversato il lago di Tiberiade con un battello e fatto esperienza di
preghiera meditativa per diverse ore nel deserto di Giuda e nella chiesa che
custodisce il Santo Sepolcro.
Partendo, vi confesso, ero molto emozionata: sapevo che
il viaggio sarebbe stato bellissimo, ma non immaginavo fino a che punto.
Ho vissuto ogni visita con enorme stupore, con felicità
crescente e traboccante. In ogni luogo abbiamo avuto il tempo per sostare in
preghiera, unendoci (l'ultima volta ieri sera) alle fervide preghiere degli
ebrei al muro del pianto. Dalla Galilea al deserto di Giuda, dal Monte delle
Beatitudini a Qumran, da Betlemme alla grotta del Padre Nostro, dalla
Dormizione di Maria al Monte degli ulivi, dal Palazzo di Caifa al Santo
Sepolcro e al Calvario, abbiamo camminato insieme sulle orme di Gesù.
Stamattina siamo stati nella chiesa dedicata a Maria
Maddalena. Da quel luogo la donna corse verso il sepolcro per ungere il corpo
di Cristo, come si usava all'epoca, con l'olio di nardo. Questo olio preziosissimo
con cui lei stessa, quando Gesù era ancora vivo, aveva profumato i piedi e i
capelli del Maestro, suscitando il disappunto di Giuda, è considerato il
profumo di Cristo.
Padre Enzo, il frate francescano che ci ha accompagnati
nel viaggio in Terra Santa, stamattina ci ha fatto un regalo speciale:
"ungendoci" uno ad uno con l'olio di nardo, ci ha benedetti e ci ha
ricordato che ogni cristiano è chiamato, in virtù del battesimo, non solo a
conservare il profumo di Gesù, ma a diffonderlo intorno a sé.
Mi è difficile in poche righe riassumervi tutto quel che
ho visto, sentito, vissuto in questo viaggio: difficile tradurre in parole
l'emozione vivissima, la sensazione profonda di incontrare Dio pregando nel
deserto e poi tra gli ulivi dell'orto di Getsemani, di essere pietra grezza,
scolpita da una mano precisa e sapiente, accolta da un Padre che ci ha
insegnato a pregare, stordita dallo stupore profondo, quello che si prova
davanti a una meraviglia che ti accoglie, ti ama e ti toglie il fiato.
Di questo viaggio mi resterà la memoria dei luoghi
visitati, le centinaia di foto scattate, gli oggetti sacri acquistati per le
persone care. Porterò per sempre al dito l'anello che ho comprato per me, che
cita il Cantico dei Cantici (la frase è scritta in ebraico e recita: "Io
sono del mio amato e il mio amato è mio").
Ciò che però desidero più di ogni cosa è portare con me
il profumo di Cristo: una volta scoperta questa "divina fragranza" il
nostro cuore non può non diffonderla. Solo così non potrà essere mai più dimenticata.
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