"Mathilde s'adosse bien droit sur sa chaise
Elle croise ses mains sur ses genoux
Et elle le regarde...
Par la douceur de l'air
Par la lumière du jardin
Mathilde le regarde,
Elle le regarde
Elle le regarde
Elle le regarde…"
("Un long dimanche de fiançailles" - Sebastien Japrisot)
1 commento:
"Mathilde si siede ben dritta sulla sedia, incrocia le mani sulle ginocchia e lo guarda... attraverso l'aria dolce, attraverso la luce del giardino, Mathilde lo guarda, lo guarda, lo guarda..."
Mi piace molto questa scena descritta da Japrisot e sapientemente riprodotta sullo schermo dal regista Jean-Pierre Jeunet (quello del "Favoloso mondo di Amélie)
Mathilde è un personaggio ostinato (forse per questo mi è così simpatica, mi ricorda qualcuno): per tutta la storia si impegna fedelmente nella sua ricerca di Manech, che tutti credono morto. Ma se l'uomo che ama fosse morto, lei lo saprebbe, continua a ripetere. E poi c'è quel filo... Quel filo invisibile che la lega a Manech da quando erano piccoli, da quando Manech portava Mathilde sulle spalle in cima al faro, per guardare il mare... Quel filo percorre tutta la storia, Mathilde ne stringe il bandolo e ci si aggrappa con disperazione e con ostinazione... proprio non vuole saperne di chi le dice che non c'è più speranza...
"Qualcuno, da qualche parte, diceva di fare attenzione al filo.
Mathilde non sa se Manech la sentisse, nel gran frastuono della sua infanzia, nel fragore delle onde in cui lei si tuffava a dodici anni, a quindici anni, appesa a lui. Ne aveva soltanto sedici quando avevano fatto l’amore per la prima volta, un pomeriggio di aprile, e si erano giurati di sposarsi al ritorno di Manech dalla guerra. Ne aveva diciassette quando le avevano detto che non sarebbe tornato. Aveva pianto molto, perché la disperazione è donna, ma non più di quanto occorreva, perché anche l’ostinazione lo è.
Restava quel filo, rabberciato con qualunque cosa nei punti in cui si spezzava, che serpeggia lungo tutti i camminamenti, tutti gli inverni, in alto, in basso nella trincea, attraverso tutte le linee fino all’oscuro rifugio di un oscuro capitano per portarvi degli ordini criminali. Mathilde l’ha afferrato. Lo tiene ancora. Esso la guida nel labirinto dal quale Manech non è ritornato. Quando è rotto, lei lo riannoda. Mai si perde d’animo. Più il tempo passa, più la sua fiducia cresce, e la sua attenzione.
E poi, Mathilde è uno spirito felice. Si ripete che se questo filo non la ricondurrà al suo amante, niente di grave, potrà sempre impiccarcisi."
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