venerdì 23 luglio 2010

¡Ultreya!


"Beato te, pellegrino, se il cammino ti conduce al silenzio, il silenzio alla preghiera e la preghiera a Dio."

Santiago di Compostela: da domani, per la terza volta, avrò la gioia e il privilegio di visitare questa piccola città per me ormai tanto cara e familiare.
E' un luogo che si fa amare subito, perché mantiene l'impronta viva di milioni di pellegrini che, con bisaccia e bordone, hanno percorso centinaia di chilometri con il desiderio di incontrare Dio.

Il cammino del cuore, un cammino non privo di difficoltà, metafora dei passi che compiamo ogni giorno, del nostro percorso personale, spirituale.

Per le strade che conducono alla cattedrale, da rúa do Franco e da rúa San Francisco a praza do Obradoiro, sembrano vibrare ancora le preghiere e l'eco dei passi di chi è giunto qui, anche secoli fa.

La stella d'argento, brillando sospesa nella cripta dove è custodito il corpo di San Giacomo, cattura lo sguardo e sembra dire:
"Santiago no es la meta, sino solo es el inicio de una nueva vida"
E in te respira la vita nuova e allora si guarda in Alto e Avanti, per le strade si dice "¡Ultreya!" a chi incontri, con un sorriso aperto, con il cuore e gli occhi che ridono di una gioia che non sai spiegare e che solo Lui sa da dove viene; c'è la vita nuova che ti fa alzare il naso verso l'alto per seguire con lo sguardo il più grande botafumeiro (incensiere) d'argento sospeso in aria che compie le sue spettacolari acrobazie spandendo l'incenso nella cattedrale.... e per qualche istante torni bambino.
Spinge ancora la vita nuova e a Finisterre adagi il cuore e tutte le fatiche nel guscio di una concha (conchiglia, simbolo dei pellegrini) e la affidi all'oceano, certo che Qualcuno se ne prenderà cura e la porterà lontano.
Anche io, come milioni di pellegrini, ho percorso mille strade prima di arrivare qui.
Anch'io, giunta a Santiago, varcando la soglia della Gloria all'interno della cattedrale e appoggiando le mie dita sulla colonna di marmo mi sono sentita "a casa", finalmente. Entrando la prima volta in quel luogo sacro ho avuto la sensazione che le mie gambe cedessero, ho sentito le ginocchia piegarsi e sono rimasta così, quasi impietrita, per lunghi minuti, a pregare. Dall'altare la statua di San Giacomo sorrideva nell'attesa di ricevere l'abbraccio dei fedeli (qui si usa così: il pellegrino che entra nella cattedrale dopo aver appoggiato la mano sulla colonna centrale della Gloria batte tre volte il proprio capo su quello della scultura che si trova alla sua base e raggiunge l'altare: qui, passando alle spalle della statua di San Giacomo, lo abbraccia e lo bacia con trasporto. Poi scende nella cripta e sosta in preghiera davanti alla tomba del Santo).

Come per ogni pellegrinaggio, c'è il cuore che batte, le ginocchia che tremano e lo sguardo è già in cerca della meta da raggiungere...

¡Ultreya! Forza, vai avanti!

(Sono tanto felice di fare questo viaggio. Vi porto tutti con me, nel cuore).

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