venerdì 18 dicembre 2009

"Chi lo sa se dormi...."


Buonanotte a tutti... c'è un sogno che ci aspetta... e domani un giorno nuovo per poterlo realizzare...

La preghiera contemplativa con Elia

Nel primo libro dei Re si racconta la storia di Elia:

"... si inoltrò nel deserto e andò a sedersi sotto un ginepro. Desideroso di morire, disse: "Ora basta, Signore! Prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei padri". Si coricò e si addormentò sotto il ginepro. Allora, ecco un angelo lo toccò e gli disse: "Alzati e mangia!". Egli guardò e vide vicino alla sua testa una focaccia cotta su pietre roventi e un orcio d'acqua. Mangiò e bevve, quindi tornò a coricarsi. Venne di nuovo l'angelo del Signore, lo toccò e gli disse: "Su mangia, perché è troppo lungo per te il cammino". Si alzò, mangiò e bevve. Con la forza datagli da quel cibo, camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l'Oreb.
Ivi entrò in una caverna per passarvi la notte, quand'ecco il Signore gli disse: "Che fai qui, Elia?".
Egli rispose: "Sono pieno di zelo per il Signore degli eserciti, poiché gli Israeliti hanno abbandonato la tua alleanza, hanno demolito i tuoi altari, hanno ucciso di spada i tuoi profeti. Sono rimasto solo ed essi tentano di togliermi la vita".
Gli fu detto: "Esci e fermati sul monte alla presenza del Signore".
Ecco, il Signore passò.
Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento.
Dopo il vento ci fu un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto.
Dopo il terremoto ci fu un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco.
Dopo il fuoco ci fu il mormorio di una brezza leggera.
Come l'udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all'ingresso della caverna.
Ed ecco, sentì una voce che gli diceva: "Che fai qui, Elia?".

La storia di Elia è la storia di ognuno di noi.
Ognuno di noi, stanco e sfiduciato, "si addormenta sotto al ginepro" dopo avere invocato Dio. Ognuno di noi può decidere, dopo aver attraversato il deserto, di "salire sul monte".
Il ginepro è il simbolo dell'inutilità dei nostri sforzi, della nostra inettitudine.
Il deserto (midbar) è la nostra solitudine, la sensazione che Dio sia lontano e non parli.
Il monte è il luogo dell'incontro con Dio, il luogo, ovviamente simbolico, in cui Dio può parlare (il luogo del dabar, la Parola).
Prima che Elia ascolti la Sua voce, deve passare attraverso una triplice esperienza.
La preghiera è un'arte e l'arte non si improvvisa.
L'esperienza di Elia si traduce in un tempo di preparazione all'incontro con Dio.
Elia parte e viene nutrito dal Pane dell'Angelo (la Parola Sacra di Dio) e così viene preparato all'attraversamento del deserto. Quaranta giorni e quaranta notti di cammino lo aspettano.
Infine giunge sul monte Oreb.
"Ed ecco il Signore passò." Arriva il vento, poi il terremoto, poi il fuoco...
Ancora tre elementi simbolici, tre esperienze che ogni uomo fa nel momento della preghiera, prima di entrare in contatto con Dio.
Per vivere queste esperienze è necessario del TEMPO. Per questo si suggerisce di dedicare alla preghiera contemplativa ALMENO UN'ORA. Questo tempo sembra molto lungo, ma ricordiamo che è tempo trascorso nella profonda attesa, nel profondo desiderio di entrare in contatto con Dio. (Quando siamo in buona compagnia, si dice, il tempo vola... vedrete che un'ora vi sembrerà poco se vi "allenerete"...)

Ma ora analizziamo i tre elementi, le tre esperienze:
IL VENTO è il simbolo di tutte quelle forze, quelle immagini, quei pensieri che ci distraggono e che ci porterebbero via dal luogo in cui stiamo pregando. Io la chiamo "la lista della spesa", perché è inevitabile che, non appena ci fermiamo per pregare, siamo assaliti da mille pensieri concreti, cose rimaste in sospeso da fare, ecc...
Ricordiamo però che Dio NON E' NEL VENTO...
IL TERREMOTO prende tutte le membra, ci viene sete, fame, sentiamo pruriti... è come se il corpo ci dicesse "no, qui fermo non ci riesco a stare, devo muovermi, devo andare via di qua"...
Dio no, NON E' NEL TERREMOTO...
Infine il FUOCO, le passioni, i pensieri viziosi, anche la nostra rabbia, tutto ciò che noi chiamiamo energia, a volte tutte queste cose sono il nostro motore... può essere un elemento di propulsione verso l'incontro con Dio, non è sempre necessariamente negativo... ma Dio NON E' NEL FUOCO.

Elia incontra Dio sotto forma di una BREZZA LEGGERA, «qol demamah daqqah». Egli la avverte come un mormorio dolce, ma può sperimentarla solo dopo aver atteso un tempo, grazie al quale "ha superato la barriera" per riuscire a sentire Dio e ad ascoltare la Sua voce.

La brezza è sopraffatta dal vento. Il terremoto ci dà instabilità. Le passioni smorzano la sensibilità.

Dio si manifesta ed è una INTUIZIONE, una Luce chiarissima nelle nostre menti.
Dio ci fa sperimentare una EMOZIONE, sentiamo che c'è qualcosa che "ci supera" che va oltre il nostro essere umani. Siamo entrati nel cuore di Dio.
Il significato di questa intuizione e la sensazione di questa emozione restano in noi, anche se durassero una sola frazione di secondo, per il resto della vita, tanto che ci viene voglia di ripetere l'esperienza altre volte...
Dio ha parlato con noi.
Allora, come Elia, ci copriamo il volto con il mantello, in adorazione e in umiltà, per ascoltarLo...