martedì 2 agosto 2016

Bucare il foglio (La bambina al contrario)*

“Non significa niente. Un buco è un buco. Non ha senso.” disse la maestra.
E’ il vuoto, il nulla, non ha senso né peso, registrò la mia mente di bambina. Avevo rovinato il compito, il foglio, il mio tema, il mio disegno. Lo sguardo della maestra era carico di rimprovero e diceva chiaramente: “è da buttar via, non vale niente”.
Dentro di me una vocina impertinente diceva che quel buco nella carta aveva un senso eccome.
E certo che ce l’aveva.
Quante volte davanti a un buco nel foglio mi ero persa.
Quel buco all’improvviso si era riempito delle lacrime di una bambina di sei anni che spingendo avanti la mano sinistra sul quaderno lo stropicciava, lo macchiava d’inchiostro: quel forellino scuro era diventato un pozzo nero di emozioni, poi di parole che non avevo avuto il coraggio di scrivere.
Eppure le sentivo, bruciavano gli occhi come il fuoco quelle parole: si erano dissolte nell’aria come anelli di fumo per colare, infine, come acqua fresca sulle guance. Avevo bevuto quelle parole salate, dalle labbra mi erano rientrate in corpo e sapevo che prima o poi avrei dovuto scriverle da qualche parte. Mia sorella, ignara di quel ciclo vitale che stavo vivendo, ma come sempre accanto a me quando facevo i compiti, era intervenuta con dolcezza, pronta a insegnarmi come si tiene la penna in mano, senza mai forzarmi a cambiarla con la destra.
Respirai profondamente, mi feci coraggio e continuai.
Mio padre così mi aveva insegnato. "Non ha importanza quante volte cadi, ma quante volte ti rialzi." Ed io mi rialzai e ripresi a scrivere, davanti allo sguardo vigile della maestra, anche se quella manina sinistra non le andava giù.
“Perché non scrivi con la manina bella?”, mi chiedeva. Ed io continuavo a non capire, perché trovavo comunque bello quel piccolo sforzo, quella piccola conquista che era imparare a scrivere su un foglio che a volte mi sembrava volasse, portandomi via con sé, facendomi dimenticare nel volo tutta la fatica e l’impegno che ci mettevo per non sporcare la pagina.
Quella che la maestra chiamava “la manina bella” a me sembrava fosse goffa e lenta nell’incedere.
Tutto il contrario, sempre. Sono una bambina al contrario, pensai. Ciò che piace a lei non piace a me. Tutti usano la destra per scrivere, io la sinistra.
Cambiai maestra, finalmente. Imparai a scrivere senza sporcare il foglio e le dita. Imparai anche a scrivere con la destra. La nuova insegnante era una donna minuta e silenziosa, nulla a che vedere con il piglio autoritario e poco femminile dell’altra. Quando si sedeva accanto a me guardava con curiosità e simpatia quella manina sinistra impegnata nella scrittura e mi diceva: “non so proprio come fai a scrivere così bene, io con quella mano non so fare nulla.”
Attinsi la forza grazie a chi mi seppe accogliere nel mio essere “al contrario”.
Quella forza mi aiuta ancora oggi a rispettare chi non è come me.
Con gli anni poi mi sono resa conto che siamo tutti un po’ fatti al contrario.
Siamo tutti speciali: di tutti i colori, meravigliosi, diversi. Siamo tutti da capire e da amare, per quello che siamo, con i nostri buchi d’inchiostro, le nostre emozioni, la nostra fatica per non inciampare nel foglio della vita.
La bambina al contrario è felice di essere circondata da un mondo fatto al contrario. Grazie a quello è cresciuta, si è nutrita, è cambiata. Ora se buca il foglio sa perdersi… a volte ci riesce senza piangere.
Come allora respira profondamente, si fa coraggio, si rialza. E scrive.

lunedì 1 agosto 2016

Dio ha bisogno delle nostre mani*

Quando la sera del 5 maggio scorso sono scivolata da un marciapiedi procurandomi un bel po' di danni alla caviglia stavo uscendo da una veglia di preghiera il cui messaggio principale era "Dio ti vuole in piedi". 
Ieri, dopo aver letto il messaggio ai giovani a Cracovia di Papa Francesco ho trattenuto nella memoria una frase in particolare: 
"Gesù ha bisogno delle nostre mani". 
E in effetti... se guardate la foto... credo ne abbia bisogno! 
Scherzi a parte: viviamo un momento delicato e difficile, quella di ieri poi è stata una domenica speciale in cui i fratelli cristiani e musulmani si sono uniti nella preghiera. 
Fermiamoci due minuti per recitare un Padre nostro e 
per dare una mano a Gesù!!!